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L'assorbimento di Carbonio delle foreste


Il protocollo di Kyoto e i successivi accordi permettono di utilizzare il maggiore Carbonio assorbito dalle foreste come credito di ridotte emissioni per bilanciare (offset) le reali emissioni prodotto da qualsiasi impianto inquinante.Uno dei punti nodali per determinare l'offset è di quantificare lo scambio dei gas serra tra l'atmosfera, la vegetazione terrestre e i suoli attraverso la fotosintesi, la respirazione, la decomposizione e la combustione.

  • biomassa epigea, ovvero la sostanza organica viva sopra terra,
  • biomassa ipogea, ovvero la sostanza organica viva sotto terra,
  • necromassa, ovvero la sostanza organica morta nel legno,
  • lettiera, ovvero la sostanze organiche morta situata sulla superficie del suolo, come rami, foglie e animali,
  • sostanza organica nel suolo.

 

Il bosco maturo va tagliato, non si nutre di CO2, anzi ne produce di più di quanto non ne assorba. Il bosco giovane va curato, potenziato, quando cresce sottrae CO2 in atmosfera. In tal senso, favorire la ricerca e innovazione nella logistica dei cedui.

 

Per mascherare il danno ambientale connesso si sostiene che i boschi artificialmente mantenuti giovani

fissano più CO2. In realtà, al momento dell’utilizzo per la produzione energetica, la CO2 immagazzinata

viene riversata nuovamente nell’atmosfera e in un ciclo breve come quello del ceduo ciò equivale ad

azzerare la capacità della foresta di trattenere CO2. Nelle fustaie, gestite con turni più lunghi, e ancor più

nelle foreste naturali non gestite, la CO2 rimane invece immagazzinata come carbonio organicato, in larga

parte trattenuto a livello del suolo.

 

Perché la ceduazione non è una pratica sostenibile

Estrema riduzione del ciclo biologico degli alberi, rispetto a quello, secolare, naturale.

Impoverimento del suolo e incremento del dilavamento, in particolare dopo i tagli a raso e a causa della rimozione della necromassa.

Riduzione della variabilità genetica a causa della riproduzione agamica.

Banalizzazione della struttura vegetazionale rispetto alla situazione naturale di copertura e pluristratificazione.

Impoverimento della flora arborea attraverso selezione delle sole specie ceduabili.

Impoverimento della flora nemorale, in particolare delle geofite, e della flora arbustiva, a causa delle alterazioni

repentine e ripetute a ciclo breve delle condizioni microclimatiche presso il suolo.

Affermazione di specie avventizie esotiche eliofile (es. robinia, prugnolo tardivo, ailanto).

Impoverimento faunistico, in particolare entomologico. Estrema riduzione o scomparsa delle specie saproxiliche

(componente fondamentale della biodiversità forestale) a causa della scarsissima disponibilità di necromassa.

Interferenza diretta con componenti faunistiche di particolare rilevanza conservazionistica durante fasi biologiche

cruciali (riproduzione, svernamento).

Arretramento dell’ecosistema forestale a stadi precoci e meno stabili della successione ecologica. Vulnerabilità delle

matricine agli erbivori e agli eventi meteorologici.

Impoverimento funzionale dell’ecosistema, con riduzione della complessità bioecologica e in particolare semplificazione delle reti trofiche.

Effetti negativi del pascolamento (consentito in alcune regioni italiane nei tre anni successivi al taglio, in altre regioni

pratica illegale resa più agevole dal taglio).

Annullamento delle valenze estetiche, paesaggistiche e culturali del bosco.

Quercophilus
Carlo Papalini
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